A CACCIA NEL PARCO NATURALE DELLA LESSINIA PDF Stampa E-mail
Scritto da Dott. Bruno Gazzola   
Giovedì 17 Ottobre 2013 16:45

Sembra uno scherzo ed in effetti un po' lo è, nel senso che un cacciatore di selezione, suo padre che era il proprietario della carabina, e l' accompagnatore che aveva dato il consenso all'abbattimento del capriolo, sono stati accusati ingiustamente di aver esercitato la caccia all'interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia, a causa del fatto che le tabelle regolamentari non sono mai state apposte sui confini, nonostante il finanziamento fosse stato erogato a suo tempo.

In realtà i tre imputati erano assolutamente certi di essere al di fuori dei confini del parco,  ma uno zelante sottufficiale del Corpo Forestale dello Stato si è incaponito ad affermare il contrario, forte del fatto che i confini non erano mai stati tabellati, e così ha iniziato a sequestrare la carabina ed il capriolo, e già che c'era ha sequestrato anche altri due fucili, contestando l'omessa custodia delle armi che erano state trovate appoggiate nel corridoio di casa poco dopo la battuta di caccia!

La vicenda è andata avanti diversi anni, con il dissequestro delle armi da parte del Tribunale del riesame ed il "risequestro" disposto dal PM, e finalmente con la sentenza di assoluzione da parte del Tribunale di Verona, che dopo aver vialutato molte testimonianze, tra le quali quella del primo presidente del parco che ha confermato la mancata tabellazione, e la perizia di un professore dell'Uniiversità di Padova  che ha dimostrato che la cartografia usata dal Corpo Forestale dello Stato era sbagliata, ha assolto i tre malcapitati  con la formula più ampia dall'accusa di aver cacciato all'interno di un parco natuirale, ed anche dall'accusa di omessa custodia delle armi, in quanto le stesse erano da considerarsi regolarmente custodite, dato che i proprietari erano presenti nell'abitazione ( infatti erano occupati a firmare i verbali di sequestro della Forestale) ed i fucili erano appoggiati nel corridoio in attesa di essere puliti dopo la battuta di caccia, prima di essere riposti nella cassaforte.

Su questo punto la motivazione è particolarmente precisa e pregnante perché sottolimea il contenuto dell'art. 20 L 110/1975 che pone l'obbligo di particolari misure di sicurezza non a carico di tutti i citatdini, ma  solo a carico di tre categorie, ossia i fabbricanti, i commercianti, ed i collezionisti di armi, e riafferma il concetto della normale diligenza per gli altri cittadini, stabilendo, come ogni persona di buon senso può comprendere, che se il proprietario delle armi è in casa, e porte e finetre sono chiuse, non cè alcuna possibilità che un malintenzionato ne entri in possesso, anche se non sono chiuse in cassaforte.

E' un'ottima sentenza, che mi è costata molta fatica, ma di sicuro ne è valsa la pena, come potrete notare, leggendola qui di seguito.

Scarica la sentenza

Ultimo aggiornamento Lunedì 21 Ottobre 2013 14:17