IL SINDACO DI ANGIARI VIETA LA CACCIA! |
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Scritto da Dott. Bruno Gazzola
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Giovedì 20 Agosto 2009 09:08 |
ECCO LA LETTERA CHE E' STATA RECAPITATA A TUTTE LE AUTORITA' PER FAR REVOCARE L'ORDINANZA DEL SINDACO DI ANGIARI
Verona 19/08/2009 Al Pres. La Giunta Regionale On, Giancarlo Galan Al Prefetto di Verona Al Pres. Della Provincia di Verona All’Assessore alla Caccia della Provincia di Verona Al Comando Polizia Provinciale di Verona
Ordinanza 16/07/2009 N° 611 del sindaco di Angiari
Leggendo l’ordinanza emessa il 16 luglio scorso dal sindaco di Angiari in materia di caccia non è possibile fare a meno di osservare come il rispetto della legalità e del Diritto in generale, anche da parte delle pubbliche Autorità, sia ormai giunto a livelli di guardia. In questo caso il sindaco di Angiari è arrivato ad “usurpare” attribuzioni proprie della Regione Veneto, stiracchiando ed interpretando in modo non consentito, una legge che era stata varata per contrastare ben altri fenomeni che quello della caccia, e cioè lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili ed i fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool (art. 2 DM 5/8/2008). Orbene, posto che i sindaci sono autorizzati dalla legge (artt. 50 e 54 DLT 267/2000) ad intervenire nei casi suddetti per prevenire e contrastare quei particolari fenomeni, non si capisce come il sindaco di Angiari possa ragionevolmente pensare di essere nel giusto, vietando la caccia: 1) Nella zona intercorrente tra il canale Bussé e l’Adige (!) 2) Nelle restanti aree del territorio comunale per una fascia di 150 metri dai centri abitati ed edifici isolati, strade ecc. La materia in cui questo sindaco si è incautamente avventurato, è ampiamente regolata da una legge nazionale, la 157/1992, nonché da una legge regionale, la 50/1993, che disciplinano minuziosamente il comportamento dei cacciatori in tema di distanze minime da osservare, rispetto le strade, le abitazioni, i luoghi di lavoro ecc. Nelle norme suddette sono infatti tassativamente previste le distanze da rispettare da strade (50 metri) e abitazioni (100 metri) quando ci si aggira semplicemente alla ricerca della selvaggina, nonché le distanze da rispettare quando invece si spara alla selvaggina, in direzione di strade ed abitazioni, distinguendo tra fucili da caccia “classici” o a pallini, per intenderci, nel qual caso la distanza minima prevista sarà di 150 metri, e carabine a canna rigata, nel qual caso la distanza minima da osservare sarà di alcuni chilometri, in relazione al calibro dell’arma. Il nostro sindaco invece, ha fatto un bel minestrone, non distinguendo più tra strade ed abitazioni, e tra fucili a pallini e carabine di grosso calibro, vietando completamente la caccia in una zona indefinita tra il canale Bussé e l’Adige, e comunque in una fascia di almeno 150 metri ( e con le carabine?) in tutti gli altri luoghi elencati!. Le violazioni di legge collezionate dall’ordinanza del sindaco di Angiari sono parecchie e non vale la pena elencarle in questa sede: basterà ricordare che solo il Presidente della Giunta Regionale “può vietare l’esercizio venatorio….in determinate località…per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità. Può inoltre vietare temporaneamente la caccia in località di notevole interesse turistico, a tutela dell’integrità e della quiete della zona”. (art. 17 comma 1° LR 50/1993). Insomma se il sindaco di Angiari voleva tutelare la quiete dei suoi concittadini, come si comprende dal testo dell’ordinanza, doveva svegliarsi un paio d’anni fa, prima del varo del nuovo piano faunistico-venatorio regionale, dimostrare il “notevole interesse turistico” di quella zona, e sperare in bene : altri modi per vietare la caccia in determinate zone NON SONO PREVISTI DALLA LEGGE. Forse la strada giusta per tentare di risolvere il problema affrontato dal sindaco di Angiari sarebbe stata quella di chiedere l’intensificazione dei controlli da parte della Polizia Provinciale in quella zona: lo sappiamo tutti che basta scorgere una divisa in lontananza, e subito togliamo il piede dall’acceleratore, ed in materia di caccia le cose vanno allo stesso modo. Forse il sindaco di Angiari non sa che esiste un forte coordinamento tra il Comando Polizia Provinciale e le Guardie Volontarie di questa Associazione, proprio allo scopo di migliorare il servizio di vigilanza e renderlo più efficace e meglio distribuito sul territorio. Ora io non so se questo sindaco abbia agito perché mal consigliato o perché spinto dal desiderio di veder aumentato il consenso tra gli abitanti di quella zona, ma in ogni caso ha sbagliato l’approccio al problema. Purtroppo, il rimedio per questi errori della Pubblica Amministrazione è il ricorso al TAR, ma si tratta di un rimedio piuttosto costoso, basti pensare che lo Stato pretende un versamento di 500 Euro solo per il deposito del ricorso nella Cancelleria del Tribunale, senza contare le altre spese e la parcella dell’avvocato. C’è però un altro rimedio, gratuito, semplice e rapido: la revoca dell’ordinanza da parte di chi l’ha emessa, una volta resosi conto di aver sbagliato. Si pregano pertanto le Autorità in indirizzo di voler contattare il sindaco di Angiari, ricordandogli le numerose violazioni di legge commesse, esortandolo ad agire in autotutela, annullando l’ordinanza. La legalità, il Diritto ed i cacciatori veronesi ringrazieranno.
Avv. Bruno Gazzola Presidente Provinciale Enalcaccia P.T.
Allegata ordinanza N° 611
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Ultimo aggiornamento Martedì 18 Gennaio 2011 17:09 |
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